sabato 23 gennaio 2016

Una torta può fare

"Una torta può fare molto". Specie in un uggioso sabato pomeriggio. Specie se avvolta da una glassa così liscia che ci si potrebbe pattinare sopra. E' la saggezza e la generosità della giovane coinquilina tedesca, la stessa dei "gamberoni alla bavarese" del post precedente. La stessa che di certo prima o poi pubblicherà da qualche parte un bel Tractatus anthropologicus sui costumi italici. 

Incredibile come, in soli 5 mesi di permanenza a Roma, la giovane abbia colto alcune caratteristiche inequivocabili dello stato di salute della popolazione italiana, sintetizzabili con una bella immagine: "L'Italia è come una casa aperta con le finestre aperte e il giardino", peccato che ogni tanto ci siano dei brutti giri d'aria. Cioè siamo gente aperta, spontanea, creativa, e in giro circolano ancora personcine gentili e cordiali, ma - c'è un grande ma - abbiamo forse qualche problema di digestione, giusto per rimanere in tema di torte e gamberoni.

Punto primo: "Siete il Paese degli estremi", ovvero tanto simpatici, ma anche tanto capaci di urlare e gridare e non avere rispetto per nulla e per nessuno. Un Paese bipolare? Forse un "Paese dove le persone non sanno digerire da sole le situazioni", e alla fine ci prendiamo a morsi tra noi, rosi dalla rabbia e dall'aggressività. In giro "vedo insoddisfazione, infelicità, facce depresse", "ognuno sente il diritto di lamentarsi", "non c'è un senso di responsabilità", e nemmeno di "co-responsabilità per gli altri". Però ode alla Comunità di S.Egidio dove invece ci si educa a pensare anche agli altri, facendo servizio con i senzatetto tra le strade romane: "Non ho mai visto tante persone buone tutte assieme".

Punto secondo: "Una donna qui non si sente degna se non ha da mostrare un bell'aspetto. Conta il tacco, non altro." Touché! Che altro si può aggiungere? Colpite e affondate.

Punto terzo: "Non c'è un senso del limite. Non si sa mai quello che si può fare e quello che non si può fare". Si va a intuito, a seconda degli umori del momento. Che può essere divertente, ammette la giovane ricordando come in Germania invece tutto sia molto chiaro e prevedibile, ma anche "tanto noioso". Certo, se la nebulosità delle risposte arriva anche da una segreteria universitaria o da un ufficio che dovrebbe essere al servizio del pubblico, dopo un po' può essere anche che si perda la pazienza. 

Punto quarto: "Tutti vivono fuori, in tutti i sensi." Ovvero non siamo granché in contatto con la nostra interiorità, preferiamo concentrarci sull'aspetto esteriore (v.alla voce donne del punto secondo) e sull'espressione, anche violenta, delle emozioni. "Sarebbe bene che scrivessero un diario", è il consiglio spontaneo della ragazza, per ritrovar sè stessi.

I punti potrebbero continuare ancora, ma sarebbero anche di sutura per chi almeno un po' in questo quadro si identifica. E si domanda come fare per cambiare. "Avete la frutta fresca, tutto ha un buon odore, avete l'olio d'oliva e potete vivere a lungo. Avete tutto. Perché non lo apprezzate di più?". L'ho chiesto ad un professore svedese di sociologia ormai in pensione, che l'altro giorno scambiava due parole con uno storico barbone sempre accompagnato da un cane nero dolcissimo. Il professore, con due grandi occhi azzurri indagatori, mi ha guardato e ha detto: "Sono domande che bisogna fare al cane." 

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