giovedì 21 luglio 2016

Tempo di luce

‘Look on the bright side’, recita la maglietta del giovane stagista-filmaker che va pazzo per le stanze buie degli orrori.
‘E’ tempo di risplendere’, fa eco il titolo del ‘Kilowatt Festival’ di quest’anno a Sansepolcro (15-23 luglio): tra campi di girasoli e un dolce paesaggio toscano-umbro che rilassa la testa, spettacoli, performance, poesia, mostre di fotografie (commovente ‘Il mare negli occhi’ di Riccardo Lorenzi: volti che luccicano da Lampedusa), e pure il concerto dei Tiromancino in piazza. 

Un piazza piccola, raccolta, con il sapore del borgo dove si conoscono tutti, e viene naturale chiacchierare e guardarsi negli occhi. Anche con i ristoratori che ti raccontano antiche leggende della famiglia Buitoni e delle caramelle Rossana, entrambi originari di questo paese a due passi dal santuario francescano della Verna e da Pieve S.Stefano, la città dei diari.

La sera prima seduti sulle sdraio come in una spiaggia, per ascoltare Piergiorgio Odifreddi che sfida la pioggia in omaggio al ‘De rerum natura’ di Lucrezio, tuonando come d'abitudine contro preti, religioni e religiosi. E prima ancora, dentro un’ex chiesa, la poetessa Mariangela Gualtieri che snocciola poesie come ciliegie, una dopo l’altra, una più intensa dell’altra, per chiudere con un cantico delle creature contemporaneo, inno di ringraziamento universale per riconciliarci con i nostri simili e con la terra.


"Ringraziare desidero per l’amore, 
che ci fa vedere gli altri come li vede la divinità, 
per il pane e il sale, 
per il mistero della rosa 
che prodiga colore e non lo vede".

Una giovane compagnia di romeni porta in scena, o meglio in cortile (perché la specialità del ‘Kilowatt’ sono i luoghi, oltre alla scelta degli spettacoli, parzialmente affidata a spettatori ‘Visionari’) un episodio di cronaca locale che magari sarà sfuggito ai più: lo sfruttamento delle miniere di Roșia Montană, e le lacerazioni provocate nel tessuto sociale di questo piccolo centro nel cuore dei Carpazi. Si recita in inglese e romeno con traduzione, ma alla fine è il gesto che conta: una braccio poggiato sulle spalle, una carezza sul volto. Ecco cosa rimarrà sulle macerie di tante parole.

E proprio sul linguaggio, infatti, riflette questa edizione del ‘Kilowatt’. Sulle parole che pronunciamo senza nemmeno pensare, e su quelle pesanti come pietre, che a volte condannano e opprimono. “Ci guidano i poeti – scrivono Luca Ricci e Lucia Franchi, ideatori e animatori di questo festival energetico che esiste da 14 anni - perché, se vogliamo risalire dal fondo in cui ci sentiamo precipitati, dobbiamo lasciare da parte il chiacchiericcio quotidiano e dare importanza a chi parla bene, a chi scrive e pensa bene”.

Magari perdendosi prima in quel grammelot 'Mad in Europe' di Angela Dematté, che raccontando il disagio di una donna impazzita al Parlamento europeo, sembra sussurrare una piccola grande verità: potremo parlare tutte le lingue del mondo, ma se queste lingue non ci serviranno per comunicare la vita autentica, l'Unione Europea sarà sempre più simile ad un grande centro di burocrati lontano dalla vita reale dei suoi cittadini. E noi, marionette incapaci di parlare quella lingua umana che viene dal cuore. 

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